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domenica 17 aprile 2016

Recensione di Sostiene Pereira di Antonio Tabucchi


Titolo: Sostiene Pereira
Autore: Antonio Tabucchi
Pubblicato: 21 agosto 2013
Casa Editrice: Feltrinelli
Lingua: Italiano

Recensione: Il pisano Antonio Tabucchi nel 1994 conquista con Sostiene Pereira il Premio Campiello, si tratta di un intenso romanzo ambientato nel 1938 a Lisbona, città in cui sono ovunque visibile i segni del regime autoritorio, dalla presenza di uomini armati in strada fino alla censura che pone severi limiti alla libertà di stampa.

Pereira è il direttore della pagina culturale del Lisboa, un giornalista che dopo essersi dedicato per trentanni alla cronaca nera in un quotidiano importante, ha iniziato a lavorare presso una testata di recente creazione. Traduce racconti di autori francesi dell’Ottocento, vive solo dalla scomparsa dell’adorata moglie e dopo aver letto lo scritto di un neolaureato in filosofia decide di contattarlo, fissando un colloquio.

Pereira e Francesco Monteiro Rossi, figlio di un ingegnere italiano e di un’insegnante portoghese, si incontrano per la prima volta ad una festa salazarista ed il Direttore specifica immediatamente che il Lisboa non tratta di politica. Francesco chiarisce che vi ha preso parte per pura casualità, ha disperatamente bisogno di uno stipendio ed è quindi disposto a scrivere tutto ciò che Pereira gli chiederà.
Li raggiunge Marta, una ragazza dai capelli color rame di cui il giovane è innamorato e sin dalle sue prime battute capiamo che è un’attivista. Non esita a domandare all’uomo come mai il giornale abbia taciuto sulla morte di un ambulante, massacrato dalla polizia solo perché aderente al partito socialista. Pereira si giustifica ed una volta rimasto solo con Monteiro Rossi gli commissiona un articolo, pagando anticipatamente.

La mattina seguente Francesco si presenta presso la redazione culturale recando con sé un testo celebrativo su Federico Garcia Lorca, personaggio di cui in Portogallo non si può parlare apertamente, come sottolinea prontamente Pereira. Egli si dimostra molto comprensivo ed invece di mandarlo via, pranza con lui e discutono su come debba essere scritto un articolo.

Le ragioni del cuore e dell’intelligenza sono accuratamente soppesate e Pereira gli offre una seconda possibilità, sentendo che aiutare quel ragazzo fragile per il quale poteva essere quasi un padre è la cosa più giusta da fare.

Maupassant è l’autore con cui Monteiro Rossi decide successivamente di confrontarsi, ma nemmeno questa volta accontenta Pereira che bisognoso di una pausa dall’opprimente atmosfera della capitale si reca alle terme di Coimbra. Il Professor Silva, suo vecchio amico, lo accoglie con cordialità, ma sembra che non abbiamo più nulla in comune rispetto ai tempi dell’università: uno si lamenta esplicitamente delle perquisizioni, gli abusi della polizia e la violenza che regna nel Paese mentre l’altro minimizza invitandolo eventualmente ad espatriare in Inghilterra.

Durante il viaggio di ritorno in città Pereira conosce una donna tedesca la cui famiglia è di origini portoghesi. Ingeborg Delgado ha in programma di trasferirsi il prima possibile in America, dato che la vita in Germania per persone di religione ebraica come lei è diventata difficile e propone al suo nuovo amico di prendere parte al cambiamento: gli intellettuali devono avere il coraggio di parlare del terremoto che sta sconvolgendo l’Europa.
Pereira che è sempre stato un uomo pacifico, invisibile nella sua mediocrità, le promette che farà del suo meglio e scende dallo scompartimento del treno turbato e fiero al tempo stesso.

Francesco inaspettamente gli chiede aiuto, mettendolo al corrente dell’arrivo di suo cugino col compito di reclutare portoghesi per combattere con l’esercito repubblicano in Spagna. Bruno Rossi dispone di un falso passaporto argentino ed ha assoluta necessità di un alloggio sicuro. Pereira è consapevole di navigare in acque pericolose, ma pur con qualche esitazione lo accompagna in una modesta pensioncina e concorda con Monteiro Rossi di vedersi il giorno successivo.

All’appuntamento si presenta invece Marta comunicandogli che il loro comune amico ha lasciato velocemente Lisbona insieme al cugino ed al momento non è facilmente rintracciabile. Pereira spiega alla ragazza che ha intenzione di soggiornare per una settimana presso la clinica talassoterapica di Parede per via dei suoi problemi di salute, le consegna un recapito a cui rintracciarlo ribadendo che lui non è interessato alla politica.
I fatti contraddicono le sue parole, perché giorno dopo giorno nell’uomo il desiderio di conoscenza si fa sempre più vivo, spingendolo a domandare di ciò che non si legge sui giornali del regime e ad intromettersi nella conversazione tra un romanziere ed un disegnatore d’avanguardia per invitarli a rimanere in Portogallo invece di partire per la Francia.

Pereira alterna momenti in cui ricorda gli anni felici della sua giovinezza e il tempo trascorso con la moglie, una donna pallida e delicata che non ha potuto dargli un figlio nonostante entrambi lo desiderassero, a lunghe conversazioni con il Dottor Cardoso, il medico assegnatogli una volta giunto in clinica.

Cardoso si rende conto il suo paziente è inquieto, dentro di lui è in corso un animato scontro tra la persona che era prima dell’arrivo di Monteiro Rossi e l’uomo che vorrebbe diventare. Pereira si interroga sulla sua vita, ammettendo che forse Francesco e Marta hanno ragione ed il suo ritirarsi nella torre d’avorio della letteratura potrebbe essere stato un errore.

Tornato a Lisbona traduce un racconto patriottico di Daudet nel quale sono presenti delle critiche alla Germania ed un elogio alla Francia, pur essendo stato redatto nell’Ottocento sembra di grande attualità nel clima della guerra civile spagnola e visto il veloce diffondersi del nazismo.

Marta rivede Pereira e l’uomo la riconosce a stento perché ha cambiato radicalmente aspetto, dimagrendo sensibilmente e modificando taglio e colore di capelli. Persino il suo nome è diverso finge infatti di essere una pittrice francese, una certa Lise Delaunay, insospettendo Pereira che inizia a preoccuparsi seriamente per Monteiro Rossi. Quel giorno riceve una telefonata dal Dottor Cardoso che dopo aver letto il testo di Daudet desidera parlargli a quattrocchi. Il medico si appresta a trasferirsi all’estero ed invita Pereira a smettere di vivere ancorato al passato, ha sprecato metà dell’esistenza assecondando il volere degli altri ed ignorando i propri sentimenti.

A conferma di questa teoria giunge una perentoria convocazione del Direttore del Lisboa che rimprovera Pereira per aver scelto un racconto denso di patriottismo francese. Il Portogallo non sostiene apertamente la Germania, ma tutti sanno che i vertici sono orientati in quella direzione. La pagina culturale dovrà trattare di autori innocui, di nazionalità portoghese, meglio se deceduti da decenni.

Monteiro Rossi riappare improvvisamente visibilmente spaventato, pregando Pereira di nasconderlo finchè le acque si saranno calmate. La latitanza di Francesco è però breve, la mattina seguente tre uomini armati vestiti in abiti civili fanno irruzione nell’appartamento e mentre uno minaccia con la pistola Pereira, gli altri due picchiano selvaggiamente il ragazzo. Pereira tenta inutilmente d’intervenire, ma quando riesce a raggiungere la camera da letto Francesco è ormai spirato ed i suoi carnefici fuggiti.

Pereira scrive un articolo in cui denuncia con dovizia di particolari la terribile vicenda e con un abile inganno, avvalendosi della collaborazione del Dottor Cardoso, si assicura che venga stampato sulla pagina culturale del Lisboa.
L’uomo prende uno dei passaporti falsi di Monteiro Rossi e lascia per sempre il Paese.

Antonio Tabucchi nelle Note a conclusione del romanzo spiega di aver tratto ispirazione da un vecchio giornalista portoghese che prima di vivere in esilio in Francia aveva attaccato ferocemente il regime instaurato da Salazar. La storia narrata potrebbe avere luogo anche ai nostri giorni, perché nel mondo sono tanti gli stati in cui non vige la libertà di stampa e la popolazione subisce ogni tipo di angheria.

Di Francesco Monteiro Rossi con la pelle bianca, gialla, nera leggiamo troppo spesso nella pagina riservata alla cronaca nera.

Voto: 5/5

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